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Xenia

IL TERMINE GRECO “XENOS” SIGNIFICA SIA STRANIERO CHE OSPITE; TERENZIO AFFERMA NEL “PUNITORE DI SE STESSO“: «SONO UN UOMO E NIENTE DI CIO’ CHE E’ UMANO E’ A ME STESSO ESTRANEO.»

L’EUROPA, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, LE CUI CIVILTA’ AFFONDANO LE PROPRIE RADICI NELLA CULTURA GRECO-LATINA, CHE HA SEMPRE ESALTATO IL VALORE DELL’ACCOGLIENZA DELLO STRANIERO, DEVONO AFFRONTARE, CON SPIRITO DI SOLIDARIETA’ E DI RESPONSABILITA’, IL PROBLEMA DELLE MIGRAZIONI DI TANTI DISPERATI CHE FUGGONO DALLA FAME E DALLE GUERRE E CHE NON SI POSSONO CERTO FERMARE CHIUDENDO PORTI E INNALZANDO MURI.

Su Questo tema, ecco le mie CONSIDERAZIONI.

            Il termine “Xénosderiva dall’aggettivo greco ξένος, – η, -ον, che tradotto significa,  per l’appunto, “straniero” e “ospite”. Da esso derivano molteplici parole, importante tra tutte è “Xenìa“, che vuol dire “ospitalità” e, attenendomi allo stesso vocabolario GRECO-ITALIANO, “legame” o “diritto di reciproca ospitalità”. Quindi per gli antichi greci, e poi di conseguenza per gli antichi romani, l’ospitalità dello straniero era un dovere, quasi un obbligo morale, che tutti dovevano rispettare, ed era impensabile che un uomo o una donna a quel tempo non accogliesse o non venisse accolta in città o addirittura in casa. Per fare un esempio dell’importanza di questo valore, in un frammento dell’Iliade di Omero (Iliade VI, vv. 119-236) due guerrieri, Glauco e Diomede, che sul fronte sono avversari, si incontrano e, presentandosi l’uno all’altro, scoprono di avere legami di OSPITALITA’ per via dei loro padri. Non solo decidono di non scontrarsi, ma si scambiano addirittura le armature come dono di ospitalità. Oggi purtroppo si è perso non solo l’uso dell’accoglienza, ma anche quasi del tutto il suo vero significato; con questo termine si indica non soltanto il dovere di accogliere, ma anche di ospitare;  infatti limitarsi a dare da mangiare a qualcuno che ne ha bisogno non basta. Bisogna anche trattare bene lo straniero, come se fosse uno di famiglia. Come possiamo infatti definirci “accoglienti” se dopo aver dato da bere allo straniero lo denigriamo, quasi come fosse una bestia? Oppure, se dopo averlo fatto entrare in casa, avergli dato da mangiare e bere lo cacciamo perché ci illudiamo di aver adempiuto ai nostri doveri e quindi non abbiamo più a che fare con questo? Già il fatto di chiamare qualcuno “estraneo” o “straniero” dovrebbe farci riflettere. Estraneo è ciò di cui non conosciamo la natura, qualcosa che non appartiene al nostro modo di vivere. Ma tra uomini può mai essere così? Ricordando che siamo stati generati non per nostra volontà e da un Dio che chiamiamo persino padre, è prettamente sbagliata questa definizione. Il commediografo romano Publio Terenzio Afro (195-159 a.C.), nella commedia “Heautontimonùmeros” (Il punitore di se stesso) scrive: «Homo sum: humani nihil a me alienum puto» («Sono un uomo: niente di ciò che è umano considero a me estraneo»), cioè tutto quello che concerne nel termine umanità non può essere estraneo allo stesso uomo.

            Oggi, nel XXI secolo sembra che l’Europa tutta abbia scordato questi valori dati ad essa in eredità dalle popolazioni che la abitavano circa tremila anni fa e non solo: non scordiamo che anche i Cristiani hanno questi doveri, e lo troviamo scritto proprio nel libro per eccellenza della religione Cristiana: la Bibbia. San Paolo infatti, nella lettera agli Ebrei scrive: «L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli»(Eb 13, 2). Infatti il Cristianesimo ha come fondamento proprio l’ospitalità e l’amore reciproco. «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12, 31-32), questo è quello che ci dovrebbe far riflettere: amiamo il nostro prossimo come amiamo noi stessi?

            «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). A parlare è Gesù, che ci esorta espressamente ad accogliere il nostro prossimo. Ma il nostro prossimo è per forza lo straniero? Un nostro amico, magari anche benestante, non può essere il nostro prossimo? Chiunque abbia bisogno di aiuto, del nostro aiuto, è il prossimo, e la Xenìa ci rimanda proprio a questo. Tutti gli uomini, tutte le donne, tutti i ragazzi, tutte le ragazze hanno il dovere innato di accogliere chiunque, straniero e non. Se infatti non siamo accoglienti con un nostro caro, un nostro amico o un nostro conoscente, come possiamo esserlo con chi non conosciamo? E, per chi abbraccia la religione Cristiana, sa che in ogni immigrato, povero, mendicante è presente il nostro Signore Gesù Cristo. Ma a prescindere da ciò, l’accoglienza è cosa buona e giusta per etica. Tra uomini ci si deve accogliere, non siamo bestie, abbiamo tutti quanti una coscienza per poter capire quando sbagliamo, e nel momento in cui cacciamo qualcuno, a prescindere dal colore della pelle e dalla religione, stiamo andando contro la nostra natura.

            Quello che sta accadendo ultimamente in Italia è una vergogna per l’intera nazione. Chiudere i porti e alzare muri! Come è possibile questo? Veramente crediamo alla scusa che l’Italia non può reggere tali spese? O è semplicemente razzismo? E la colpa di chi è? Di alcuni politici (che poi è errato definirli “politici” poiché la parola deriva dal sostantivo greco πόλις – πόλεως che significa “città-stato”, quindi il politico è colui che si preoccupa di far progredire la città e non i propri scopi) i quali sembra che stiano scacciando la malaria dalla nazione. Ma non sono tanto loro il vero problema tanto quanto chi, nel popolo, li appoggia. Vogliamo veramente tornare ai campi di concentramento? Perché di questo passo si tornerà proprio a quelli. Anzi, non ce ne sarebbe nemmeno bisogno dato che la maggior parte di questi migranti muoiono in mezzo mare, annegati o di febbre. Cause che sembrerebbero naturali, ma che sono causati dall’insensibilità degli uomini dei nostri giorni. Non c’è bisogno di usare la violenza, di cacciare gli uomini che cercano soccorso e di creare conflitti, ma urge la necessità di amare, di accogliere, di mettere pace tra i popoli. Buttiamo quelle stupide armi, apriamo i nostri porti al prossimo, smettiamo di farci la guerra fra uomini, e solo allora il mondo potrà veramente cambiare e per tutti ci sarà la possibilità di un mondo migliore!

Alunno Vincenzo Sergio – classe III

Festa della donna: origini e storia dell’8 marzo

La Giornata Internazionale della Donna, che cade ogni anno l’8 marzo, è la giornata in cui ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, un’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze.

In molti pensano che questa festa sia nata nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà, si tratta solo di una falso storico, costruirùto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, probabilmente confuso con un episodio realmente accaduto il 25 marzo del 1911 presso la fabbrica Triangle in cui 146 lavoratori, di cui la maggior parte donne, persero la vita in un incendio. La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato discusso negli anni precedenti sia negli Usa sia al VII Congresso dell’Internazionale socialista del 1907.
Le manifestazioni per il suffragio universale si unirono presto ad altre proteste sui diritti femminili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per diversi giorni per chiedere un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista propose per la prima volta di istituire una giornata dedicata alle donne.

Da allora in poi, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono e in molti Paesi europei, tra cui Germania, Austria e Svizzera, nacquero delle giornate dedicate alle stesse.
La data dell‘8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste quando scelsero l’8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell’Operaia.
In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922. L’iniziativa prese forza nel 1945, quando l’Unione Donne in Italia celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell’Italia liberate dal fascismo.L’8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l’Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa come simbolo della ricorrenza.

Debora Loria

Gianluca Firetti: straordinario esempio di virtù cristiana

OPPIDO M. – Sabato 16 febbraio 2019, nella Sala Vescovile della Comunità, noi studenti delle scuole superiori di Oppido M. abbiamo partecipato ad una toccante manifestazione che ha voluto ricordare un giovane, il quale ha saputo trarre motivo di gioia dalla terribile malattia che lo ha colpito a soli 18 anni.

La manifestazione è stata organizzata MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica), insieme al Centro Culturale Cattolico “IL FARO” nell’ambito del Progetto pluriennale “LA FABBRICA DELLA SANTITÀ”.

“La presentazione di quattro figure di giovani santi in quattro istituti scolastici superiori della nostra Diocesi è una grande occasione per proporre ai ragazzi quei “santi” della porta accanto, come li definiti papa Francesco nella Gaudete et esultate. Gianluca Firetti, Chiara Luce Badano, Sandra Sabattini, Benedetta Bianchi Porro, erano giovani normali interpellati dalla radicalità evangelica, dai fatti della vita. In situazioni molto dolorose questi giovani hanno saputo tenere alta la “bandiera della gioia”, senza avere “uno stile di Quaresima senza Pasqua” (papa Francesco, Evangelii Gaudium, 6). Con l’augurio che anche quest’anno l’iniziativa possa dare i suoi frutti,  siamo sicuri di quello che diceva il grande Leon Bloy: “Non c’è che una tristezza: quella di non essere santi”.

Questo l’incipit che è dato leggere nel manifesto di presentazione dell’iniziativa,  a cura degli organizzatori, Don Giancarlo Musicò, Assistente Diocesano del MSAC e Direttore de “IL FARO”( di recente nominato dal Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi Mons. Francesco Milito, quale Rettore del Seminario Vescovile Diocesano e Gestore del nostro Liceo Ginnasio “San Paolo” di Oppido Mamertina), da Gaetano Corvo, Presidente Diocesano di Azione Cattolica e da Don Antonio Spizzica, Assistente Unitario di Azione Cattolica, che sono intervenuti nel corso della manifestazione per illustrare gli scopi dell’intero progetto, unitamente alla preside dott.ssa Antonietta Bonarrigo e alla prof.ssa Natalia Morabito, coordinatrice dell’evento.

A raccontare la triste storia del giovane, sono stati don Marco D’Agostino, insegnante e Rettore del Seminario Vescovile Santa Maria della Pace di Cremona, che ha conosciuto personalmente Gianluca Firetti, e l’attore di teatro Federico Benna che ha recitato un monologo tratto dal libro “Spaccato in due”.

Gianluca si apprestava a sostenere gli esami di maturità, quando un fulmine a ciel sereno si è abbattuto sulla sua vita: un tumore alle ossa. Molti si sarebbero lasciati prendere dalla disperazione, ma egli è riuscito a trasformare la sua malattia in una via per la gioia. Don Marco ha raccontato che, andandolo a trovare, durante la malattia, ha avuto modo di consolidare la sua fede in Dio, vedendolo sorridente e sereno. Insieme hanno scritto il libro “Spaccato in due” per parlare del dolore, alla ricerca del senso della vita, al di là della superficialità che spesso accompagna le giornate di chi non ha problemi di salute.

Noi ragazzi abbiamo dimostrato grande interesse e partecipazione, seguendo con attenzione i vari interventi. La storia di Gianluca ci ha spinti a riflettere sull’esistenza della morte e del come affrontarla, illuminati dalla fede e dalla certezza che la vita dell’uomo non finisce dentro una bara, ma ha la sua piena realizzazione accanto a Dio per l’eternità. La vita di Gianluca si è spenta a soli 22 anni, ma è stata “piena” di Dio, di amore e di gioia.

Teresa Losordo
classe seconda Liceo Ginnasio “San Paolo”

Gianluca Firetti: straordinario esempio di virtù cristiana

Gianluca, per gli amici Gian, è nato a Sospiro (CR) l’8 settembre 1994, è un ragazzo come tutti gli altri, si impegna a scuola, ama il calcio, tanto da intraprendere la strada del calciatore, una storia normale, niente di che, come tanti, come sempre. Nel dicembre 2012, durante una partita, la malattia si manifesta con un pizzico, un dolore alle gambe, ma in breve peggiorerà, la diagnosi è infausta: osteosarcoma.

Il miracolo negli ultimi mesi della sua malattia non è stato quello della guarigione; la fede ha trovato un terreno fecondo su cui germogliare e Gian non è morto disperato, ma affidato.

Non se n’è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi. Non ha chiuso l’esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale. Il miracolo vero è stato, per Gian, comprendere il “perché” di quella condizione così umanamente sfavorevole per lui e per la sua famiglia e leggerla con gli occhi della fede.

Gian muore all’ospedale di Cremona il 30 gennaio 2015, lasciando al mondo una delle più belle testimonianza di fede e di fiducia nel Signore. Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore. Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza.

Gianluca Firetti, “santo della porta accanto”, è entrato nelle vite di tante persone, soprattutto dei più giovani, delle mamme e dei papà e – come infinite e-mail testimoniano – delle meraviglie che il suo esempio genera nei cuori.

E nella festa di Ognissanti, il Papa ha ricordato che ciascuno di noi può avere accanto un santo “quotidiano”, una persona che fa rilucere in sé la vita e la bellezza di Dio.

Ma che cosa cambia in chi ne ascolta la storia, in chi legge i libri, partecipa agli incontri?

Non bastano le emozioni momentanee. Ciascuno dovrebbe essere migliore, ognuno potrebbe cominciare a valorizzare l’oggi, vivendolo con intensità e maggiore consapevolezza.

Silvia Cosentino
Classe seconda Liceo Ginnasio “San Paolo”

OPEN DAY- Il liceo ginnasio “San Paolo” apre le porte.

Si avvicina il momento della scelta della Scuola superiore da parte dei ragazzi di terza media e gli alunni che non l’hanno ancora fatto si devono affrettare a iscriversi. Certamente è una decisione che va presa con molta cautela e attenzione, basandola sulle proprie passioni ma anche iniziando a fare qualche progetto per il futuro. Per questo, le varie Scuole, ogni anno, organizzano alcuni incontri di orientamento, proprio per offrire agli alunni che terminano la Scuola media, la possibilità di valutare gli svariati indirizzi, per poi deciderne uno definitivo. Questi “incontri” sono chiamati Open Day e hanno luogo negli Istituti delle Scuole superiori che, a cura di alunni e professori, sono visitati dai genitori e dai ragazzi interessati. Martedì 15 gennaio 2019 è toccato organizzare l’Open Day alla Scuola privata e paritaria “Liceo Ginnasio San Paolo” che fa parte del locale Seminario di Oppido Mamertina. Da circa una settimana a questa data, infatti, hanno avuto inizio i preparativi per rendere la presentazione del programma formativo piacevole e talvolta divertente e per cercare il più possibile di mettere a proprio agio i visitatori che, come da aspettativa, hanno partecipato in gran numero. Ad aspettare i ragazzi all’entrata della Scuola, è stato l’alunno Rosario Silipigni della classe II A che li ha guidati nella Sala delle udienze del Seminario, nella quale ad attenderli c’era il seminarista e alunno della classe III A Vincenzo Sergio che ha avuto il compito di illustrare i dipinti presenti nella Sala. Subito dopo la guida, ha condotto i ragazzi nella Cappella del Seminario, dove stavolta c’era il seminarista e alunno della classe V A Filippo Attanà che ha informato i ragazzi circa l’anno della costruzione e dei dipinti presenti nella Cappella. Dopo le due presentazioni, c’è stata l’esposizione del programma di studio e formativo offerto dal nostro Istituto. Tutto si è aperto con il saluto del rettore del Seminario e gestore della Scuola don Pasquale Galatà, il quale, dopo il suo intervento, ha dato la parola al dirigente scolastico dott.ssa Antonietta Bonarrigo che ha illustrato il programma e l’offerta formativa. Si è passati, quindi, a una dimostrazione del Caffè Filò, un dibattito filosofico coordinato dalla docente di Filosofia, prof.ssa Chiara Ortuso, che nel corso dell’anno organizza più incontri di questo genere. A seguire, il Coro della Scuola, diretto dalla docente di latino e italiano prof.ssa Carmen Cannavò, ha intonato, in maniera impeccabile, il canto “La vera Gioia” di mons. Marco Frisina, grazie all’impegno degli alunni e della loro direttrice. Si sono succeduti, poi, alcuni alunni del Triennio, che hanno trattato perlopiù di argomenti filosofici: Daniele Cosentino e Raffaele Carbone, della classe IV A, nell’interpretazione, il primo, di Galileo Galilei mentre il secondo ha fatto da interlocutore sulla questione della massa dei corpi, in un dialogo intitolato “Galileo Galilei tra scienza e filosofia”. In seguito, Valentina Todaro, della classe V A, ha mostrato e argomentato il suo PowerPoint basato su un concetto del politico Piero Calamandrei, dal titolo Resistenza e Desistenza, quindi, Vincenzo Sergio, della III A, ha interpretato Socrate, recitando un brano tratto dall’Apologia dello stesso filosofo. A chiudere la prima parte dell’Open Day sono stati due balletti: il primo sulla traccia del celebre musical Grease, You’re The One That I Want, organizzato dai ragazzi della classe II A con il coordinamento della docente di lingua inglese, prof.ssa Francesca Tripodi e la partecipazione dell’ alunno della III A, Giacomo D’Agostino; il secondo, sulla traccia Mamma Mia, organizzato da alcune ragazze e ragazzi delle classi III e IV A. Dopo i balli, i visitatori si sono trattenuti in aula magna per un rinfresco di pasticcini e bibite, mentre i ragazzi dell’Istituto sono saliti nelle proprie classi a prepararsi per la seconda parte dell’Open Day, che ha compreso:
tre scenette:

  • A tavola con i Romani, interpretato dalla classe I A e diretto dalla docente di lingua Greca e Latina, prof.ssa Francesca Chirico;
  • L’Iliade… in pillole, sceneggiatura del seminarista Vincenzo Sergio, interpretata dalla classe III A e diretta dalla prof.ssa Francesca Chirico;
  • L’ultima cena di Leonardo da Vinci interpretata dalla classe V A, con la direzione della docente di storia dell’arte, prof.ssa Maria Gambadauro;

la ripetizione del balletto di Grease della classe II A;
la lezione di anatomia a cura del docente di Biologia e Chimica, prof. Daniele Prestileo e della Classe IV A.
Con questa seconda parte dell’Open Day, si é concluso il “Tour”, che ha lasciati soddisfatti sia i visitatori che gli organizzatori.

Sem. Vincenzo Sergio

IL LICEO GINNASIO “SAN PAOLO” ADERISCE AL PROGETTO “CROCUS”

Gli Alunni del Liceo Ginnasio “San Paolo” piantano i fiori per non dimenticare

Sembrerebbe prematuro iniziare adesso a parlare del “Giorno della Memoria”, infatti, ordinariamente, questo importante evento commemorativo ricorre ogni anno il 27 gennaio. Ma ormai la Shoah è un ricordo abbastanza ricorrente perché è entrata a far parte della nostra storia. Per tale motivo, la nostra Preside, dott.ssa Antonietta Bonarrigo, unitamente ai docenti, ha voluto far aderire il Liceo Ginnasio “San Paolo” al Progetto “Crocus”, promosso dalla Fondazione Irlandese per l’insegnamento sull’Olocausto (HETI, Holocaust Education Trust Ireland), che include diversi Paese europei, allo scopo di avvicinare i giovani al tema dell’Olocausto e per sensibilizzarli sui rischi del razzismo e dell’intolleranza.

E’ questa un’importante iniziativa che si prefigge di educare i giovani alla consapevolezza dei pericoli della discriminazione e soprattutto a non dimenticare la più grande carneficina della storia dell’umanità, che ancora oggi insegna quei valori che allora erano stati soffocati.

Essa coinvolge gli studenti dagli undici anni e consiste nel piantare  dei fiori per commemorare il milione e mezzo di bambini ebrei che morirono nell’Olocausto e le migliaia di altri bambini che furono vittime delle atrocità naziste. Sono stati scelti i fiori di Crocus dal colore giallo proprio per ricordare, una volta fioriti, la stella a sei punte del medesimo colore che gli Ebrei furono costretti a cucirsi sui vestiti al tempo della persecuzione nazista.

I bulbi vengono piantati in periodo autunnale perché intorno alla data del Giorno della Memoria possano essere già fioriti. Essi sono pervenuti alla scuola direttamente dall’Irlanda insieme a interessanti schede illustrative che i docenti hanno presentato a noi alunni nei giorni precedenti e che esporremo in un posto ben visibile del nostro Istituto.

Il 20 ottobre 2018  ci siamo uniti alle Scuole delle varie parti del mondo per piantare i bulbi nelle aiuole del nostro giardino. Alle ore 10, insieme ai Docenti e alla Dirigente, ci siamo portati sul posto dove alcuni di noi hanno scavato delle piccole buche con le zappe, nelle quali sono stati, poi, piantati da altri compagni i bulbi dei fiori di Crocus.

Con questo semplice gesto si vuole dimostrare che la memoria delle stragi non è responsabilità soltanto degli adulti, ma anche e soprattutto di noi ragazzi che dobbiamo crescere con i valori opposti a quelli del Nazifascismo. Gli adulti s’impegnino, però, a tramandare sempre alle giovani generazioni i valori dell’accoglienza e della speranza.

Vincenzo Sergio – classe I Liceo

ELEZIONE DEI RAPPRESENTANTI DI CLASSE

Gli studenti del Liceo Ginnasio “San Paolo”
eleggono i loro Rappresentanti di Classe

Il giorno 19 ottobre 2018, al Liceo Ginnasio “San Paolo”, si sono tenute le Elezioni dei Rappresentanti delle cinque Classi dell’Istituto. Le elezioni si sono svolte, nel migliore dei modi, con un’interruzione di un’ora dalle 11.00 alle 12.00.

Nei primi trenta minuti, si è tenuta, per ognuna delle classi, l’Assemblea per decidere i nomi dei candidati al voto. I restanti minuti sono stati, poi, occupati dalle votazioni vere e proprie.

Quindi, l’Assistente Domenico Bicchiere è passato per le classi a chiamare gli alunni ed accompagnarli al seggio, composto dalla Presidente e dalle Scrutatrici Alessia Morfea e Maria Teresa Giannotta. Gli elettori sono entrati a piccoli gruppi e, dopo aver firmato la scheda di adesione al voto, con riservatezza e segretezza, hanno proceduto all’espressione del voto. Il tutto si è svolto con grande disciplina grazie ai Professori e alla Dirigente, Dott.ssa Antonietta Bonarrigo.

I candidati e i rappresentanti eletti sono stati i seguenti:

Classe IV Ginnasio
Canditati: Giulia Lombardo, Fortunata Madafferi, Anna Maria Martino. Rappresentanti eletti: Giulia Lombardo, Fortunata Madafferi.

Classe V Ginnasio
 Rosario Silipigni, Felice Bicchiere, Teresa Losordo. Rappresentanti eletti: Teresa Losordo, Felice Bicchiere.

Classe I Liceo
 Candidati: Vincenzo Sergio, Giacomo D’Agostino, Pasquale Strangio. Rappresentanti eletti: Giacomo D’Agostino, Pasquale Strangio.

Classe II Liceo
 Candidati: Raffaele Carbone, Daniele Cosentino, Aurelia De Francesco. Rappresentanti eletti: Aurelia De Francesco, Daniele Cosentino.

Classe III Liceo
 Candidati: Filippo Attanà, Maria Grazia Scalea, Chiara Scarpari. Rappresentanti eletti: Maria Grazia Scalea, Chiara Scarpari. 

Ai nuovi Rappresentanti, auguriamo BUON LAVORO!

Alunno Vincenzo Sergio
Classe I Liceo

Lo scrittore Gioacchino Criaco al Liceo “San Paolo”

Il prossimo 24 ottobre 2018, lo scrittore Gioacchino Criaco, autore di successo, si presenterà ai ragazzi del Liceo Ginnasio “San Paolo” di Oppido Mamertina per discutere delle varie problematiche che affliggono la nostra martoriata Regione.

Gioacchino Criaco nasce ad Africo, un piccolo centro della Costa ionica calabrese. Racconta e descrive quelle realtà minori al limite della civiltà che, nonostante facciano parte di un contesto territoriale inserito in una Nazione sviluppata e democratica, sembrano continuare a vivere di leggi e tradizioni proprie.

Criaco pubblica varie opere tra cui, nel 2008, “Anime nere”, da cui è stato tratto l’omonimo film. Nel 2012, partecipa alla stesura del soggetto e della sceneggiatura del film Anime nere, in produzione per Rai Cinema. Il film viene venduto in oltre venti paesi e, per la sceneggiatura, è premiato col David di Donatello, il Nastro d’Argento, il premio Amidei, nel 2015 e l’Efebo d’oro nel 2014.

Famosi sono anche i suoi romanzi “Il Saltozoppo” e “La maligredi”.

Losordo Teresa e Cosentino Silvia, II A

(Fonte articolo: Sito Diocesi Oppido Palmi)