Gianluca, per gli amici Gian, è nato a Sospiro (CR) l’8 settembre 1994, è un ragazzo come tutti gli altri, si impegna a scuola, ama il calcio, tanto da intraprendere la strada del calciatore, una storia normale, niente di che, come tanti, come sempre. Nel dicembre 2012, durante una partita, la malattia si manifesta con un pizzico, un dolore alle gambe, ma in breve peggiorerà, la diagnosi è infausta: osteosarcoma.

Il miracolo negli ultimi mesi della sua malattia non è stato quello della guarigione; la fede ha trovato un terreno fecondo su cui germogliare e Gian non è morto disperato, ma affidato.

Non se n’è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi. Non ha chiuso l’esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale. Il miracolo vero è stato, per Gian, comprendere il “perché” di quella condizione così umanamente sfavorevole per lui e per la sua famiglia e leggerla con gli occhi della fede.

Gian muore all’ospedale di Cremona il 30 gennaio 2015, lasciando al mondo una delle più belle testimonianza di fede e di fiducia nel Signore. Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore. Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza.

Gianluca Firetti, “santo della porta accanto”, è entrato nelle vite di tante persone, soprattutto dei più giovani, delle mamme e dei papà e – come infinite e-mail testimoniano – delle meraviglie che il suo esempio genera nei cuori.

E nella festa di Ognissanti, il Papa ha ricordato che ciascuno di noi può avere accanto un santo “quotidiano”, una persona che fa rilucere in sé la vita e la bellezza di Dio.

Ma che cosa cambia in chi ne ascolta la storia, in chi legge i libri, partecipa agli incontri?

Non bastano le emozioni momentanee. Ciascuno dovrebbe essere migliore, ognuno potrebbe cominciare a valorizzare l’oggi, vivendolo con intensità e maggiore consapevolezza.

Silvia Cosentino
Classe seconda Liceo Ginnasio “San Paolo”